
<<Eccellenza, da cittadino, medico ospedaliero impegnato nella lotta al COVID, ricercatore scientifico, fondatore e membro di società scientifiche nazionali e internazionali e credente cattolico, tengo a farle pervenire il senso del mio più profondo sdegno per le dichiarazioni da Lei pronunciate in merito all’ultimo decreto del Governo Italiano concernente le misure di argine alla pandemia che sta flagellando anche l’Italia.
Uno sdegno suscitato dal contenuto, incivile nel senso letterale del termine, e
dallo stile del Suo intervento video diffuso sui Social.
Al di sopra di tutto, un prelato, di qualsiasi ordine e grado, in quanto tale,
non ha alcun titolo per contestare delle forti ed acclarate evidenze di
scienza.
La Chiesa non è superiore alla scienza per dire ciò che fa bene o fa male alla
salute dell’uomo. Sappiamo i danni che i chierici hanno fatto all’umanità e ai
singoli quando si sono dimenticati di questo.
Non faccio insulto alla sua intelligenza nello spiegarle che la Sua
rispettabile esperienza di Pastore non le consente di tirare alcuna conclusione
attendibile su quello che sia o non sia sicuro fare dal punto di vista medico,
epidemiologico e di salute pubblica. Il pretendere di farlo, arrogandosi saperi
di igiene che non si hanno, vista la sua posizione influente, non fa che
rendere più vulnerabili quelli che vedono il Lei un punto di riferimento,
specialmente i più fragili tra di loro. La stessa posizione ufficiale della CEI
risulta totalmente sconcertante e fonte di scandalo a questo riguardo.
La liturgia cattolica, come quella di qualunque altra attività umana, non è
immune dai meccanismi universali di trasmissione delle malattie, come sanno i
morti causati dalle processioni contro la peste del ‘700.
Il solo pensiero che un vescovo possa deliberatamente essere all’origine di un
danno alla salute dei suoi fedeli, per qualunque motivo lo faccia, è
semplicemente ripugnante oltre a essere un insulto per chi come noi medici,
lotta ogni giorno a rischio della propria vita per curare i danni causati da
interventi inopportuni come il Suo.
In questa chiave non stupisce lo stile autoreferenziale, enfatico ed arrogante,
strumentale al ricoprire le motivazioni inconsistenti su cui ha basato il Suo
argomentare.
Da credente mi limito a interrogarmi se questo stile, associato alla pretesa di
diritti inesistenti (quelli di far contagiare il prossimo?), sia coerente con
il messaggio che la Chiesa è tenuta a proclamare e incarnare.
Questo stile molto più vicino agli avvertimenti mafiosi con cui cui vien fatto
schioccare il tacco del potere, scandalizza i piccoli e i poveri del dono della
fede. Anche questo non ricorda quello che un credente, e ancor meno un
Pastore è chiamato a fare. Non sta certo a me ricordarle il passo evangelico
dove questo scandalo viene stigmatizzato.
Eccellenza, abbiamo bisogno di Pastori che proteggano e custodiscano le persone
loro affidategli, in primis essendo coscienti del loro ambito di
competenza.
Conforta in questo senso che ci siano dei pastori che comunicano il senso di
camminare accanto al proprio popolo, proteggendolo, e non di marciarci
militarmente sopra. La rimando per questo all'illuminante intervento
sull’argomento di S.E.R. Beniamino De Palma, suo confratello nell’ordine
episcopale a Nola. Sono sicuro ne sia a conoscenza. >>
Con osservanza,
Dr. Christian Pristipino
Cardiologo, Roma
Board della Società Europea di Systems Medicine, European Association of
Systems Medicine (EASYM)